Memoria Storica

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Memoria Storica 41-42
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STUDI
Un contadino umbro e il suo battaglione alla Grande Guerra
di Marcello Marcellini
Sabino e Serapia. La tomba 26 della necropoli delle Acciaierie di Terni tra leggenda, storia e archeologia.
di Maria Cristina De Angelis, Rosaria Olevano e Miro Virili

RICERCHE
Tommaso Illuminati, un artista dimenticato tra passione del vero e riferimenti alla classicità
di Domenico Cialfi
Fatti accaduti a Narni e Terni prima e dopo le stragi di Perugia del 1859 fino alla liberazione dell’Umbria
di Andrea Giardi

NOTE E CONTRIBUTI
La Grande Guerra. Il dr. Canepone e il Museo di Lugnano
di Sergio Bellezza

OSSERVATORIO
Recensioni

Presentazione

Con il presente corposo fascicolo, montato come consuetudine in dicembre 2013 e andato in stampa, però, con un po’ di ritardo, appena passate le festività natalizie, nel gennaio dell’anno successivo, assegniamo allo stesso una numerazione doppia, recuperando un numero per la pubblicazione, uno dei pochi che si era perso nel corso di oltre venti anni di esistenza della rivista. Il presente fascicolo contiene ancora una volta lavori differenti per taglio ed argomento, i quali affrontano ambiti storici scarsamente indagati e ricostruiscono biografie di figure ampiamente trascurate Nella sezione degli studi Marcello Marcellini affronta con una prosa asciutta ed oggettiva la ricostruzione delle vicende belliche che coinvolsero suo nonno Lorenzo, un contadino umbro alla Grande Guerra, dove trovò la morte durante un assalto di una postazione nemica nell’area dell’altipiano di Asiago. Lorenzo Marcellini, che aveva 35 anni quando fu richiamato sotto le armi e lasciava a casa una moglie con tre figli, ancora in tenera età, e i vecchi genitori settantenni, fu inquadrato in un battaglione non operativo di Milizia Territoriale, anche se una serie di concause sfavorevoli e drammatiche trasformò un reggimento di servizi in una unità combattente a tutti gli effetti. L’autore del saggio con l’abilità propria di uno smaliziato ricercatore e di un narratore consumato, supera ben presto il dato soggettivo di occuparsi della morte di un suo famigliare e ricostruisce grazie ai diari dei comandanti l’evento del 10 giugno 1916 in cui il suo avo trovò la morte, insieme tra l’altro a molti altri umbri ed allo stesso generale che “volle mettersi alla testa dei suoi uomini per condividerne la sorte”. Si trattò, con buona evidenza, di un attacco fallito in cui “le nostre truppe furono massacrate senza alcuna possibilità di conseguire un qualche risultato” per l’ostinazione di voler dare l’assalto ad una postazione nemica in pieno giorno. Un’ostinazione che aveva precedentemente determinato il rifiuto di un’altra unità dell’esercito “di uscire dalle trincee e di affrontare il nemico” e a causa del quale si decise di far partecipare all’assalto alcune compagnie del 200° battaglione di Milizia Territoriale, dove prestava servizio il nonno dell’estensore del saggio. Con il lavoro di Marcellini anticipiamo l’intenzione di dedicare almeno un intero numero della rivista alla Grande Guerra, di cui, a partire dal 2014, ricorre il centenario. Corre l’obbligo di rammentare che al tema della I guerra mondiale è dedicato anche il contributo di Sergio Bellezza, incentrato su una mostra documentaria di Lugnano in Teverina tesa a far capire le sofferenze e il martirio dei nostri soldati, grazie alla ricostruzione di un ospedale da campo ed agli scatti dell’allora aspirante medico Luigi Canepone, rare immagini dei luoghi di battaglia, andate poi ad arricchire il Museo della Marmolada. Sempre nell’ambito degli studi Miro Virili, con l’apporto di Maria Cristina De Angelis e Rosaria Olevano, ricostruisce l’avvincente leggenda di Sabino e Serapia, legata alla tomba n. 26 della necropoli delle acciaierie di Terni. Accanto ad una puntuale analisi storica ed archeologica della tomba in questione, lo studio ricostruisce anche l’affermarsi della credenza dai contorni romantici dei due giovani martiri del periodo valentiniano tesa a sublimare l’amore perenne, come dire la forza di “eros” a scapito della razionalità e dei numeri. Relativamente alla sezione ricerche, viene ricostruita per la prima volta da Domenico Cialfi la biografia artistica dello scultore Tommaso Illuminati, il quale, abruzzese di origini e di formazione romana, insegnante di intaglio e disegno alla Regia Scuola di Arti e Mestieri (poi Scuola Industriale “B. Brin”), formò artigiani ed artisti e lasciò in città e nell’area circostante non poche tracce della sua arte, fornendo anche il suo contributo alla vita pubblica soprattutto nella fase della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Nella stessa sezione Andrea Giardi, da tempo versato nella ricerca storica di ambito risorgimentale, ricostruisce da par suo con dovizia di particolari i fatti accaduti a Terni e Narni prima e dopo le stragi di Perugia del 1859 fino alla “liberazione” dell’Umbria dal giogo pontificio. Il fascicolo si chiude con alcune recensioni redazionali e di singoli studiosi collaboratori della rivista, come Roberto Marinelli, dedicate a volumi giudicati rilevanti. Innanzitutto compare una lunga nota critica di ambito redazionale su “La storiografia sull’Umbria meridionale” (testo collettaneo di un convegno di studi a cura di Carla Arconte, edito nel 2013 per i tipi dell’editore Carocci), tesa ad evidenziare non solo gli aspetti positivi e condivisibili di molti interventi, ma anche alcune tesi giudicate “tendenziose e denigratorie” nei confronti dell’opera del nostro socio Marcello Marcellini.

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