Memoria Storica

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Memoria Storica 40
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STUDI
Il processo agli Arditi del popolo di Terni
di Marcello Marcellini
Suor Caterina di Cristo (Caterina Cesi, Duchessa di Acquasparta, 1590-1637) e Suor Maria Eletta di Gesù (Caterina Tramazzoli, 1605-1663). Due epistolari a confronto
di Marianne Gackenholz Puxeddu e Maria Grazia Aurini

RICERCHE
Suggestioni lacustri e modernità nella dimora estiva di un grande industriale ternano
di Domenico Cialfi e Luigi Di Sano
Paolo Toccoli Garofoli: l’Uomo, l’Amministratore, il Massone
di Sergio Bellezza

NOTE E CONTRIBUTI
I mulini dei Potenziani a Rieti e i disegni settecenteschi dell’architetto Andrea Vici
di Roberto Marinelli e Miro Virili

OSSERVATORIO
Recensioni Schede e segnalazioni bibliografiche a cura della redazione

Presentazione

Eccoci giunti al quarantesimo numero di “Memoria Storica”. Il presente fascicolo contiene ancora una volta studi e ricerche differenti di taglio, ma sempre rispondenti alla volontà di mettere in luce momenti e protagonisti della storia locale non ancora sufficientemente indagati, ovvero tematiche già note da aggiornare, però, sulla scorta di nuove acquisizioni documentarie. Marcello Marcellini si cimenta con uno studio alquanto corposo sulla vicenda degli Arditi del popolo a Terni. Dopo averci resi edotti circa i contributi dei vari storici (di ambito locale e non) che si sono interessati dello stesso tema, l’autore ricostruisce sulla base di documentazione di varia provenienza, senza trascurare i rapporti di polizia, le imprese da ascrivere all’organismo paramilitare antifascista nel breve volgere della stagione della sua esistenza (fra l’estate e l’autunno del 1921). Gli Arditi del popolo, assai attivi e numerosi tra il Lazio e l’Umbria, stretti fra l’azione repressiva delle forze dell’ordine e il patto di pacificazione tra fascisti e socialisti, tutte azioni fortemente volute dal ministro dell’interno Bonomi, che sancì la presa di distanza del PSI, ricevettero il colpo di grazia anche in sede locale dalla quasi contemporanea cessazione di ogni collaborazione del PCd’I, che, pur non firmando il patto di pacificazione, aveva imboccato con decisione una politica fortemente settaria. Il saggio di Marcellini si chiude riscontrando in seno alla magistratura umbra, che istruì il procedimento penale nei confronti degli Arditi del popolo, una buona dose di indipendenza e di autonomia nei confronti del potere esecutivo, “per il procuratore generale della Corte d’Appello di Perugia non erano emerse, infatti, prove sufficienti per ritenere gli imputati responsabili dei delitti di cui erano stati accusati dalle forze dell’ordine, e d’altronde il fine che si proponevano, quello cioè di “rintuzzare i fascisti” non era da considerare contra legem. In altre parole per questo magistrato l’appartenenza agli Arditi del popolo non era da ritenere di per sé un reato come invece avrebbe voluto Bonomi e il Guardasigilli Rodinò”. Segue poi, a cura di Marianne Gackenholz Puxeddu e Maria Grazia Aurini, un interessante e circostanziato studio che mettendo a confronto l’epistolario di due suore umbre del 600, pressoché coetanee, ma di lignaggio differente: Suor Caterina di Cristo (Caterina Cesi, Duchessa di Acquasparta, 1590 – 1637) e Suor Maria Eletta di Gesù (Caterina Tramazzoli, 1605 – 1663), ripercorre le vicende delle due religiose, riuscendo a delinearne le differenti personalità. Nella sezione dedicata alle “Ricerche” Cialfi e Di Sano illustrano l’edificio che Adolfo Bosco, l’erede del fondatore delle Officine Bosco di Terni, si fece costruire sul finire degli anni Trenta sulle sponde del lago di Piediluco come casa di villeggiatura. La villa, architettata dal bolognese Lignani in perfetto stile razionalista e ancora dotata di arredi e suppellettili, frutto di un tipico proto-design anni Trenta, si inserisce, secondo gli autori, in quella tendenza ad una modernità più marcata che in coincidenza con la podesteria Pianetti investe non soltanto i ceti dirigenti della città “dinamica”, ma anche i committenti privati. L’edificio lacustre, anche se alterato durante gli anni Sessanta, è stato presentato dalla Delegazione di Terni nel corso della XXI giornata FAI di primavera. Sempre in questa sezione, il Presidente dell’Associazione garibaldina “Pietro Faustini”, Sergio Bellezza, torna, grazie a nuova documentazione, ad interessarsi della figura di Paolo Garofoli, chiarendo che la sua prematura scomparsa per annegamento non è da ascrivere ad un suicidio, quanto piuttosto ad una disgrazia. Nelle “Note e contributi” compare un breve saggio, scritto a due mani da Roberto Marinelli e Miro Virili, corredato da alcuni disegni inediti dell’architetto e ingegnere idraulico dello Stato Pontificio Andrea Vici sia relativi all’area reatina che alla Valnerina, a riprova che la nostra rivista, documentando gli interventi anche minori dell’architetto di Arcevia, si prepara a collaborare ad una degna celebrazione per il bicentenario della morte dell’architetto (2017). Seguono, infine, alcune recensioni del prof. Alberto Melelli, di Domenico Cialfi, dell’avv. Marcellini e della redazione, cui si devono anche alcune “Schede e segnalazioni bibliografiche”. Nel predisporre i testi per la stampa, corre l’obbligo di segnalare con tutta l’evidenza necessaria l’indicazione di una giacenza e segnatura archivistica sbagliata comparsa sul n. 39 della rivista, nel contributo “Giovanni Manni, l’epilogo di una storia” di Sergio Bellezza. Ebbene, l’indicazione alla nota n. 11, p. 115 che il documento della R. Prefettura di Terni, citato e riprodotto anche fotograficamente (p. 116), sia in giacenza all’Archivio di Stato di Terni è del tutto errato, trattandosi di un documento collocato, invece, nell’Archivio Centrale dello Stato (PS 1921, b. 105). Ce ne scusiamo con l’Archivio di Stato e con i nostri lettori.

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