Memoria Storica

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Memoria Storica 38
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STUDI
‘I Littoriali della Cultura e dell’Arte’ a Terni attraverso la stampa locale
di Domenico Cialfi
L’istituzione delle nuove province (1927): quadro storico, iter e ripercussioni
di Vincenzo G. Pacifici

RICERCHE
Il processo per l’omicidio di Giovanni Manni
di Marcello Marcellini
L’ospedale Santa Maria di Colle Obito a Terni
di Pompeo De Angelis

MEMORIE
Ricordo di Enea Armeni (1909-1983), artigiano e imprenditore di Piediluco
di Maria Armeni

NOTE E CONTRIBUTI
San Lorenzo della Cerreta a Castelchiaro, un’antica chiesetta da salvare
di Luigi Pallottini

OSSRVATORIO
Recensioni
di Gian Biagio Furiozzi, Roberto Stopponi, Redazione

Presentazione

“Memoria Storica” si avvale, a partire da questo numero, di un nuovo Direttore responsabile, nella figura di Osvaldo Panfili, già componente del Comitato scientifico, che è anche, come risaputo, l’editore della rivista. Risulta evidente che tale scelta è stata effettuata con il chiaro intento, al di là delle impellenti necessità contingenti, di fornire nuove opportunità di rilancio e di diffusione della rivista. Il presente fascicolo contiene una serie di saggi e ricerche differenti di taglio, ma legati dalla volontà di portare alla luce momenti e protagonisti della storia ternana e umbra (soprattutto novecenteschi) non ancora indagati, o tematiche già note da aggiornare, sulla scorta di nuove acquisizioni documentarie. Cialfi si cimenta con uno studio sul tema de “I Littoriali a Terni, attraverso la stampa locale”, gettando uno sguardo curioso, nonostante l’esiguità della documentazione, sull’organizzazione da parte del fascismo del consenso delle giovani generazioni e non solo. L’autore, svelando l’impalcatura generale di un’azione cui il regime non poteva sottrarsi, riesce ad evidenziare anche l’iter evolutivo dell’organizzazione delle gare in una città priva di sede universitaria come Terni che, per prima, seppe sperimentare e portare avanti il tentativo di offrire ai giovani del G.U.F. locale, per le gare di prima selezione prima del passaggio alle gare nazionali, un contesto allargato ad altre città del centro Italia con caratteristiche simili. Sempre nella sezione “Studi”, Vincenzo Pacifici indaga da par suo, l’iter e le ripercussioni relative all’istituzione delle nuove province nel 1927, quando anche la nostra città fu elevata al rango di secondo capoluogo dell’Umbria. Il panorama che ne vien fuori non appare esaltante e lo studioso, tenendo ben distinto il compito dello storico da quello del politico e del legislatore, non riesce ad esimersi, in conclusione, da una nota tesa ad evidenziare come il ruolo di questo Ente, sia stato “mai incisivo e quasi sempre marginale […] l’altro ieri con lo Stato liberale, periodo in cui almeno svolse il compito di palestra preparatoria per la Camera, ieri con il fascismo, confermandosi come apparente, per alcuni appariscente, mai reale, oggi, come durante la democrazia liberale, scuola per ambizioni più importanti. È una continuità – chiude Pacifici – non esaltante, è un consuntivo per i legislatori nient’affatto lusinghiero”.
Nell’ambito delle “Ricerche” Marcello Marcellini sulla scorta delle carte processuali ripercorre le varie fasi del processo per l’omicidio di Giovanni Manni, un operaio comunista di 19 anni, accoltellato nel 1921. Non mancano nel saggio indagini di contesto tese a focalizzare la situazione di scontro aspro tra fazioni politiche contrapposte, sull’esiguità operativa del fascismo locale e sullo spavento della borghesia che quasi si ritrae nel privato, scenario di fondo da cui prende le mosse la narrazione dell’iter giudiziario. Degne di nota appaiono anche le annotazioni a latere dell’autore sul funzionamento della giustizia. Pompeo De Angelis si cimenta, invece, con le vicende dell’ospedale ternano di Colle Obito. Nel ripercorrere sommariamente la situazione sanitaria della nostra città dalla metà dell’Ottocento agli anni ’60 del Novecento, De Angelis evidenzia il fatto che, poiché dell’ospedale se ne interessarono prevalentemente i democristiani, è il chiaro indizio di un “patto d’onore” che si era stabilito fra i principali partiti di Terni (la cui origine risaliva al periodo del CLN) “teso a distribuire le responsabilità […] al fine di realizzare una gestione unitaria del bene comune, impedendo, attraverso un equilibrio fra i vari poteri, che un organo potesse primeggiare imponendo un diritto di veto”. Ricompare nella rivista, inoltre, la sezione “Memorie” in cui Maria Armeni, con il supporto di una ricca documentazione non soltanto privata, rievoca la figura paterna di Enea Armeni, “artigiano e imprenditore” piedilucano. Il personaggio, grazie alla felice scelta di un giusto registro linguistico equilibrato ed oggettivo, mai esageratamente segnato da eccessi di soggettivismo, balza vivo agli occhi del lettore ed occupa la scena, dando corpo ad una individualità segnata da operosità così attiva, talvolta ostinata, che ci è sembrato giusto non dovesse essere relegata in un ambito strettamente privato. Il “ricordo” dell’Armeni si arricchisce in “appendice” di una nota tecnica circa la sua invenzione di un “cambio di velocità per biciclette” redatta da Zefferino Cerquaglia. Nelle “Note e contributi” compare, poi, un appassionato contributo di don Luigi Pallottini su San Lorenzo della Cerreta, un’antica chiesetta da salvare. Seguono, infine, alcune recensioni del prof. Gian Biagio Furiozzi, del prof. Roberto Stopponi e della redazione. Ragioni di spazio ci hanno imposto di rinviare al prossimo numero le “Schede e le segnalazioni bibliografiche”. Nell’esprimere un sentito ringraziamento a chi ha precedentemente svolto la funzione di Direttore responsabile, non può passare sotto silenzio la vicenda di Claudia Giontella, giovane valente archeologa recentemente scomparsa, che si era interessata con competenza anche dei siti archeologici ternani, e un vivo ricordo del compianto fondatore della rivista e del Centro studi, Vincenzo Pirro, scomparso il 25 maggio di tre anni fa. Riteniamo che facendo vivere “Memoria Storica”, dando ad essa continuità anche con una certa ostinazione, stiamo assolvendo, con una punta di orgoglio, ad un debito di riconoscenza, sempre dichiarato e mai occultato.

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