STUDI
Il processo Bracci
di Marcello Marcellini
RICERCHE
I democratici cristiani di Terni (1944-1948) di Pompeo De Angelis Gualdo Tadino nell’età della Restaurazione. Status amministrativo, classe dirigente e vita pubblica (1814-1846)
di Giovanni Storelli
NOTE E CONTRIBUTI
La parentesi libica del pittore Antonino Calcagnadoro. Arte, storia, documenti
di Domenico Cialfi
OSSERVATORIO
Recensioni di Pompeo De Angelis Schede e segnalazioni bibliografiche
di Francesco Pullia
Presentazione
Eccoci giunti al trentasettesimo numero di “Memoria storica”. La sezione “Studi” ospita la ricostruzione effettuata da Marcello Marcellini del processo intentato nei confronti di Claudio Raoul Bracci, appartenente alla borghesia ternana, reo di avere promosso e costituito, insieme ad altri sette, di estrazione proletaria, un’associazione dedita, secondo l’accusa, a “sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato” (art. 270 c.p.). Claudio Bracci, Ezelino Androsciani, Ido Crisostomi, Settimio Crisostomi, Brenno Diociaiuti, Emilio Proietti, Vero Zagaglioni e Bruno Zenoni furono arrestati a Terni tra il 6 e il 19 maggio 1939 e segregati per oltre un mese senza che venisse loro comunicato di quali reati rispondere. Una situazione tipicamente kafkiana. Soltanto il 14 giugno 1939, mentre ancora si trovavano nelle carceri romane, seppero di essere imputati di costituzione di associazione sovversiva e, per quanto riguarda Bracci, di offese al duce (sul numero 7 de “La Scintilla” aveva de nito il dittatore come “un volgare fanfarone, pro ttatore, pazzo criminale”). Saranno giudicati dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato. Nella sezione “Ricerche”, Pompeo De Angelis si occupa, invece, dei primi anni di vita, tra il 1944 e il 1948, della Democrazia cristiana a Terni mettendo a fuoco le personalità dei due fondatori Poliuto Chiappini e Filippo Micheli. Giovanni Storelli dedica, da parte sua, un’interessante ricerca a Gualdo Tadino tra il 1814 e il 1846 mentre, nella sezione “Contributi”, Domenico Cial si sofferma sulla “parentesi libica”, nel 1923, di Antonino Calcagnadoro (Rieti, 12 febbraio 1876 – Roma, 3 dicembre 1935), artista da lui da lungo tempo attentamente indagato. Basandosi su un carteggio scovato da Giovanni D’Astoli (1908- 2002), direttore e conservatore della pinacoteca comunale dagli anni Cinquanta al 1980, Cial collega questo periodo dell’artista all’amicizia con un bancario ternano trasferitosi in Libia e rinviene elementi d’ispirazione dannunziana nelle opere realizzate a partire dal 1912. Seguono, in ne, come sempre, recensioni e schede. Buona lettura.