Memoria Storica

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Memoria Storica 27
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STUDI
Come si falsifica la storia. Il caso di Alverino Urbani
Vincenzo Pirro
Un futurista umbro dalle radici orvietane: Alberto Presenzini Mattoli
Domenico Cialfi

RICERCHE
La Biblioteca Popolare Circolante di Terni Loredana Riceputi Orneore Metelli: note biografiche e critiche
Maria Cristina Giuli

MEMORIE
S. Maria Magale nel territorio di Collescipoli
Cristina Sabina Uomini e cose della Sabina
Raffaele Colapietra

RECENSIONI
Zefferino Cerquaglia, Marco Corradi Castrurn Farnectae.
Le famiglie, la storia, le cronache di un castello umbro
Todi nella Repubblica Romana, 1798-1799
Mario Tosti, Zefferino Cerquaglia

OSSERVATORIO
Schede e segnalazioni bibliografiche
Francesco Pullia

Beni e attività culturali
Paolo Pellegrini

Presentazione

Recuperando parte del ritardo accumulato in passato, con questo fascicolo Memoria Storica chiude il 2005, mentre sono in preparazione i due numeri dell’anno in corso. Il numero 2 7 contiene una serie di interventi di argomento e di taglio differenti, ma legati dalla volontà – di chi li ha scritti e di chi ha scelto di pubblicarli – di portare alla luce momenti e protagonisti della storia ternana e umbra (soprattutto otto-novecentesca) non ancora indagati, o di riprendere, sulla scorta di nuove acquisizioni documentarie, temi in parte già noti. Non del tutto sconosciuta, ad esempio, è la vicenda dell’uccisione di Alverino Urbani, oggetto del contributo che apre il fascicolo. Dell’episodio si trova notizia – a volte si tratta solo di cenni – in diverse ricerche sul movimento resistenziale in Umbria, ma la ricostruzione che qui se ne fa si discosta profondamente da quella proposta in questi lavori. Nel suo studio, infatti, Vincenzo Pirro, da un lato argomenta contro la tesi, sostenuta da una parte della storiografia precedente, che l’assassinio di Urbani abbia rappresentato un atto di “giustizia partigiana” nei confronti di un collaboratore di fascisti e nazisti, e dall’altro, incrociando documenti d’archivio e testimonianze, ipotizza altri scenari in cui collocare i fatti, verso i quali corre l’obbligo di rispettare le regole del metodo storico, al di là de~’accertamento delle singole responsabilità. Di certo, l’episodio raccontato da Pirro ci riporta a quel periodo della storia italiana che recentemente Giovanni De Luna, introducendo il suo Il corpo del nemico ucciso, ha definito “dell’interregno”, della discontinuità tra il vecchio potere statale che muore e il nuovo che non si è ancora installato”. Una fase che vide la disintegrazione del monopolio statale della violenza “legale” e nella quale – sono ancora parole di De Luna – “bisogna addentrarsi se si vuol dare un significato storicamente rilevante a quelle stragi e a quelle uccisioni”. Il saggio di Domenico Cialfi è invece dedicato alla figura e ali’ opera di Alberto Presenzini Mattòli. Passato attraverso l’interventismo, il fascismo e la seconda guerra mondiale, questo “futurista umbro dalle radici orvietane” fu in contatto (talvolta in rapporti di amicizia) con alcuni fra i principali esponenti della cultura regionale e nazionale del suo tempo: da Dottori a Marinetti, ad Ada Negri. Sorprende, dunque, che, salvo rare eccezioni, nessuno abbia fìnora tracciato in maniera critica il profilo artistico di un intellettuale le cui vicende vanno ben oltre la parabola del movimento futurista in Umbria, illuminando vari aspetti della storia culturale del Ventennio e in particolare del fascismo umbro. Nella sezione Ricerche, Loredana Riceputi e Maria Cristina Giuli si soffermano, rispettivamente, sulla Biblioteca Popolare Circolante di Terni e sul pittore Orneore Metelli. Il lavoro della Riceputi, che proseguirà in altri numeri della rivista, ricostruisce la nascita e i primi anni di vita di un ‘istituzione educativa sorta negli anni che segnarono il passaggio di Terni da borgo agricolo a polo industriale di rilevanza nazionale, imponendo alla città una trasformazione culturale, non priva di contraddizioni, ripercorribile anche attraverso l’analisi del patrimonio librario in dotazione alla Circolante. La Terni di quegli anni torna nella produzione pittorica di Mete/li (1872-1938), che, come bene evidenzia la Giuli nel suo articolo, fu sì uno dei padri, se non il padre, del naifìsmo italiano, ma anche il pittore – verrebbe quasi da dire ‘ufficiale’ – di una città dove la modernità delle grandi fabbriche conviveva con usi, abitudini e personaggi tipici di un centro di provincia. E di cambiamenti dovuti al processo di industrializzazione della Conca ternana parla anche Cristina Sabina, la quale, con il ricorso a fonti eterogenee (documentarie, toponomastiche, cartografiche, orali) ridà vita ad un luogo ormai scomparso: il “vocabolo” Santa Maria Maga/e nel territorio dell’ex comune di Collescipoli, oggi frazione di Terni. In questo “vocabolo “, il cui nome l’autrice sottopone a puntuale disamina, dal XVI secolo almeno si svolse un ‘intensa vita religiosa e si concentrarono attività agricole e commerciali destinate a lasciare il posto agli odierni insediamenti industriali. Seguono gli “uomini” e le “cose” della Sabina su cui riflette Raffaele Colapietra traendo spunto da alcuni lavori pubblicati da Andrea Di Nicola fra il 2003 e il 2004, e quindi due recensioni: quella di Zefferino Cerquaglia al libro di Marco Corradi Castrum Farnectae e quella di Mario Tosti al volume dello stesso Cerquaglia su Todi nella Repubblica Romana. L’Osservatorio, infine, oltre alla consueta rubrica curata da Paolo Pellegrini Beni e attività culturali, da questo numero propone un nuovo spazio riservato alle Schede e segnalazioni bibliografiche redatte da Francesco Pullia per conto dell’Ufficio Beni e Attività culturali della Provincia, con cui il Centro Studi Storici di Terni ha stipulato una convenzione.

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