INDICI
(1992-2001)
a cura di
PAOLO RENZI,LORELLA VIGNOLI
Presentazione
La storia ha scritto il poeta in stile volutamente seicentesco – è una “guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gli anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia”. Questa guerra contro il Tempo noi la stiamo conducendo da lunga data nell’unico modo possibile: rievocando e “illustrando” il passato di una città (e non solo di essa) che ha un debole o deviato senso della tradizione e dell’identità storica. Per richiamare in vita gli anni fatti cadaveri, è necessario che la memoria sappia leggere i segni lasciati dal tempo, con il” metodo autottico, libero da pregiudizi e deformazioni ideologiche, Nel nostro caso abbiamo trovato numerose e nobili testimonianze del. passato, ma quasi neglette o compromesse dall’uso acritico delle fonti o inquinate dagli “idoli” della politica. Per ragioni storiche, a Terni è mancata o è stata gracile la formazione di una borghesia colta, di una classe intellettuale da cui solitamente escono i cultori di storia locale. La situazione si è aggravata dopo la seconda guerra mondiale che ha provocato una cesura storica, quasi un vuoto di memoria. Il potere politico ha espropriato il passato, cancellando i segni della storia e imponendo il “divieto di” fare domande”. Pochi gli intellettuali seri che nel dopoguerra hanno dato un contributo agli studi storici, e in particolare alla storia patria. Scarsa l’attenzione delle istituzioni e del mondo della scuola al patrimonio culturale della città e del suo territorio. Nella seconda metà del Novecento la produzione storiografica è stata quasi del tutto limitata al fenomeno dell’industrializzazione e al movimento operaio, con facile strumentalizzazione politico-ideologica della ricerca. Nel vuoto lasciato dalla cultura storica si è inserito il “feticismo” e il dilettantismo, il culto dell’episodio, del frammento, delle cose minute, la cronaca spicciola, la fuga nei miti e nelle favole. Negli ultimi tempi le cose sono cambiate. È cresciuta a Terni una generazione di studiosi e di ricercatori che si sono raccolti intorno alla rivista “Memoria Storica”, affiancando persone di cultura non più giovani con cui è sorto un fecondo rapporto di collaborazione. Si è formata così una specie di “accademia”, libera e informale, senza dogmi e senza riti, che attende all’esercizio storiografico con scrupolo e passione. Nessuno impone indirizzi storici e tanto meno credi ideologici, ma tutti si sforzano di rispettare alcuni criteri fondamentali: l’obiettività, il rigore filologico, la critica, la chiarezza del linguaggio. Insieme conduciamo la guerra contro il tempo, imparando gli uni dagli altri il metodo della ricerca, dell’interpretazione e della narrazione dei fatti, per strapparli al divenire e alla morte. In noi si fa sempre più strada la convinzione che la differenza fondamentale non sia tra storia locale e storia nazionale, tra microstoria e macrostoria, ma piuttosto tra “storia morta” e “storia viva”. Perciò la redazione della rivista non si limita a ricucire articoli, ma cerca di dare alla pubblicazione un’anima, un senso unitario, e di realizzare un comune sentire intorno all’ufficio dello storico. Non sempre lo scopo è raggiunto pienamente, ma via via si diffonde e approfondisce la consapevolezza che la storia è sintesi, ermeneutica, attualizzazione del passato, e che lo storico ha il dovere di comprendere e non di giudicare. Dall’approccio dilettantesco alla storia sì passa spesso e non senza travaglio all’uso critico e professionale delle fonti documentarie, alla scrittura coerente e razionale del testo. I diciotto fascicoli della rivista, finora pubblicati, più i volumi della “bibliotheca”, stanno lì a testimoniare della serietà di un impegno che non ha precedenti nella cultura di Terni. Li abbiamo passati in rassegna attraverso gli Indici che Paolo Renzi e Lorella Vignoli hanno elaborato con grande perizia e diligenza, confortandoci nel proposito di continuare in un’impresa che non è vana. Finalmente riusciamo ad orientarci in una selva di articoli, recensioni, segnalazioni, documenti, in cui noi stessi ci perdevamo. Finalmente possiamo fare un bilancio del lavoro realizzato con umiltà e abnegazione, e trarre auspici per il futuro. L’augurio è che altri prendano l’esempio da questa rivista, nata da un bisogno esistenziale e civile di vincere l’oblio, e diano anche loro un contributo alla storia viva, alla storia interpretata criticamente e vissuta interiormente.