STUDI |
La “maestrina” che fece innamorare Mussolini |
Creonti e la Resistenza |
Creonti presidente della Ternana Calcio |
Giugno 1944. Il saccheggio di Villa Franchetti |
Riflessioni sulla plurisecolare Storia del Regno di Sardegna nell’ambito dell’Unità Nazionale |
RICERCHE |
Il Seicento di Terni. Annali Tipografici |
Una scoperta per Rinaldo da Calvi: il San Gregorio Magno fittile di Configni nel Lazio |
Il boia in trasferta. Decapitazioni, impiccagioni, mazzolature e squartamenti nell’Umbria dell’Ottocento |
Luigi Razza, un decoratore amerino |
La “Passione”, canto popolare di questua tra Umbria e Lazio. |
NOTE E CONTRIBUTI |
Le decorazioni floreali di Santa Maria Maggiore a Collescipoli e l’opera di Carlo dei Fiori |
OSSERVATORIO |
Recensioni |
VITA DELL’ASSOCIAZIONE |
Il nuovo Statuto |
Presentazione
Il presente fascicolo esce con qualche ritardo rispetto alla normale scadenza per cause varie, non ultime le difficoltà legate alla distribuzione del precedente numero della rivista a causa del protocollo di emergenza e confinamento per la pandemia da Coronavirus. Ma scusandoci con i soci ed i lettori, veniamo alla presentazione dei saggi. La sezione degli Studi si apre con un agile ed apparentemente ‘leggero’ lavoro di Sergio Bellezza sull’innamoramento e i rapporti, risalenti al 1905, della signorina Paolina Denti, maestra di prima nomina nell’area forlivese, e il giovane Benito Mussolini allora socialista e rivoluzionario. Bellezza ripercorre, con una scrittura felice, la vita della giovane, poi trapiantatasi a Terni, e i successivi sporadici incontri che ella ebbe con colui che era ormai diventato duce e capo del Governo. La sezione prosegue con la riproposizione della figura di Fernando Creonti, sia sul versante politico a cura di Franco Marini, che ripercorre le tappe salienti della sua azione partigiana, politica e militare, in Piemonte, sia su quello calcistico a cura di uno specialista come Alberto Favilla, noto scrittore e giornalista sportivo. Creonti, infatti, di idealità liberali e monarchico, pur non avendo mai militato in alcuna compagine politica, nel dopoguerra diventerà un industriale di successo nella realizzazione delle prime reti autostradali italiane e, oltre a ricoprire la carica di sindaco di Acquasparta (cittadina in cui aveva trascorso momenti sereni della sua infanzia), sarà impegnato nella conduzione della Ternana Calcio nel periodo forse più esaltante per la compagine rosso-verde.
L’occasione della rievocazione segue di qualche anno la ripubblicazione, per i tipi della Thyrus, delle “Memorie di vita clandestina” di Creonti, fautore proprio Franco Marini, con una prefazione affidata allo scrittore ed editorialista del “Corriere della Sera” Aldo Cazzullo il quale, azzardando l’ipotesi che Creonti non sia stato ricordato come meritava, a causa di una sindacatura che rese “Acquasparta un’isola bianca nell’Umbria rossa”, concludeva elogiando l’editore per la riproposizione delle pagine partigiane di Creonti: “un italiano capace di virtù civili”, “un italiano di cui possiamo essere orgogliosi”. Annoto che in linea con le asserzioni critiche e le valutazioni di Cazzullo si muove anche il saggio di Marini ed appare utile ricordare ai nostri lettori che è proprio grazie all’abnegazione dei partigiani di ogni ispirazione che l’Italia ebbe, unico paese sconfitto, la Costituzione. La Resistenza, quindi, per citare ancora Cazzullo, non come “fatto esclusivamente di sinistra”, ma come “patrimonio morale dell’intera nazione”, il che non ci esime dal tacere sulle pagine nere, che pure ebbe, e gli esiti sperati divaricanti che vale la pena di raccontare, sforzandosi di passare dal mito alla storia, come ricerca e tensione verso la verità. Segue quindi un saggio di Marcello Marcellini, che, sulla scorta, come da sempre ci ha abituato, di documentazione di prima mano, ripercorre il processo per il saccheggio, di Villa Franchetti (poi Villa Lago) a Piediluco, dopo la smobilitazione dei tedeschi, che ne avevano fatto un ospedale da campo. In tale spoliazione fu coinvolto anche il capo partigiano Dante Bartolini, nella cui abitazione fu rinvenuto, in seguito alle indagini, del mobilio di chiara provenienza dalla villa. A nulla valsero le tesi difensive del Bartolini, il quale aveva asserito di aver semplicemente requisito beni da distribuire alle popolazioni disastrate dalla guerra e a cui, a chiusura del processo, si ingiunse la restituzione del mobilio, anche se in definitiva tutti gli imputati furono prosciolti in quanto i reati furono estinti per intervenuta amnistia. Se molti dei coinvolti nella spoliazione della villa furono mossi soltanto dal desiderio di appropriarsi dei beni del barone Franchetti, Dante Bartoliniche aveva attivamente partecipato alla battaglia di Poggio Bustone (Ri) e alla liberazione di Leonessa (Ri), con i suoi partigiani – conclude Marcellini – “dato il particolare contesto in cui agirono, probabilmente furono spinti anche da un motivo ideologico: pensavano, cioè, che la liberazione fosse anche l’inizio della rivoluzione sociale per la quale, d’altronde, aveva combattuto la brigata “Gramsci”. Per cui appropriarsi di beni di un capitalista e distribuirli in parte a persone bisognose non era da considerarsi per gente come Bartolini e i suoi partigiani un atto immorale o antisociale… anche se per l’odiato codice Rocco era ancora un reato”. Di rilevante interesse il rapporto, posto in appendice del suo saggio da Marcellini, su “La situazione della provincia di Terni” in data 22 luglio 1944, circa 40 giorni dopo la ritirata dei tedeschi, stilato dal Generale Taddeo Orlando, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali e già ministro della Guerra nel governo Badoglio, che getta luce sulla situazione dell’ordine pubblico e sul caos gestionale di un intero territorio nell’immediato dopoguerra. Chiude la sezione un circostanziato studio di Adolfo Puxeddu sulla plurisecolare storia della Sardegna nell’ambito della storia nazionale. I contributi della sezione Ricerche, assai ricca e di argomenti vari, sono da ricondurre a Denis Rodhes, stimato studioso di lungo corso e apprezzato collaboratore improvvisamente scomparso, che affronta il tema della stampa a Terni nel Seicento, redigendo un esauriente Annuario di 90 titoli, a Giuseppe Cassio che getta nuova luce su un artista polivalente come Rinaldo, originario di Calvi dell’Umbria (1475 ca.-1527) ed attivo nell’area della bassa Umbria e della Sabina Tiberina, a Enrico Fuselli che tratta di Mastro Titta, notissimo (e penultimo) boia dello Stato Pontificio, il quale nel corso della sua lunghissima carriera (68 anni, dal 1796 al 1864), eseguì diverse condanne a morte nella nostra regione, a Fabrizio Razza che ricostruisce l’itinerario artistico di Luigi Razza nelle innumerevoli decorazioni eseguite nell’area amerina, a Vincenzo Cherubini che analizza, facendola in qualche modo rivivere, “La Passione”, un canto di questua tra Lazio ed Umbria. Nella sezione Contributi Cristina Sabina si cimenta con l’attribuzione delle seicentesche decorazioni floreali di Santa Maria Maggiore a Collescipoli. Nell’Osservatorio si trovano due recensioni, di diverso argomento, una stilata con partecipata sensibilità e competenza da Paolo Cicchini sull’ultima fatica di Giuseppe Cassio incentrata sulla figura del cardinale Francesco Angelo Rapaccioli e l’altra a cura della redazione sul volume fresco di stampa di Cristina Sabina su la “Magnetizzata di Collescipoli”. In chiusura, nella sezione Vita dell’Associazione, Massimiliano Bardani dà conto dei cambiamenti impostisi, anche in riferimento alla nuova legislazione sul terzo settore, dello statuto fondativo dell’associazione nell’Assemblea del 9 ottobre dell’anno in corso. Rivolgiamo a questo punto un grato pensiero a coloro che ci hanno lasciato di recente: Marianne Gackenholz Puxeddu, oltre che per l’attività di studio, per l’insostituibile fattiva opera di indirizzo all’interno del Direttivo, e Federico Fratini convinto sostenitore di tutte le attività di studio inerenti alle ricorrenze della storia risorgimentale. Un grato pensiero va anche a Mino Valeri, appassionato lettore e divulgatore della nostra rivista e delle nostre attività culturali, e al professor Romano Ugolini sempre prodigo di utili consigli sul piano culturale e immancabile sostenitore di convegni di studio promossi dal Centro Studi. Domenico Cialfi